RAYO VALLECANO: Batalla; Andrei, Lejune, Mumin, Chavarria; Palazon (74' Trejo), Ciss (74' Gumbrau), Valentin (82' Diaz), Garcia; Nteka (65' Camello), Embarba (64' De Frutos) All. Pérez ATHLETIC CLUB: Agirrezabala; Lekue (56' De Marcos) , Yeray, Paredes, Berchiche; De Galarreta (75' Vesga), Jauregizar (56' U.Gómez); I.Williams (64' Djaló), Berenguer, N. Williams; Guruzeta (56' Sancet). All. Valverde gli higlights di Athletic - Real Sociedad Si chiude con un1-2 a Vallecas la settimana perfetta dell’Athletic club. Dopo la convincente vittoria nel derby e la passeggiata contro l’Helsinborg, i ragazzi di Valverde hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per avere la meglio sui padroni di casa del Rayo Vallecano. La partita, nel bene e nel male, ha un solo protagonista: l’Athletic club. Il Rayo, infatti, ben messo in campo dall'ex centrocampista rojoblanco Iñigo Pérez, ha un piano gara molto semplice: cercare di difendersi con ordine, organizzare sistematici raddoppi sugli attaccanti esterni biscaglini e esercitare una asfissiante pressione sulle fonti di gioco avversarie per compattare il gioco e provare a ripartire lasciando l’inerzia agli ospiti. Al 14esimo minuto la difesa zurigorri confeziona il vantaggio dei padroni di casa con una disattenzione collettiva che vede ben 3 giocatori non riuscire a gestire un pallone alto con il risultato finale di mettere Nteka davanti ad Agirrezabala con il centravanti angolano che, quasi incredulo per il regalo ricevuto, supera l’estremo difensore zurigorri con un pallonetto. Da quel momento la partita per l’Athletic prende la piega di una salita ripida e faticosa. La squadra di Valverde è concepita per operare un gioco veloce sugli spazi e soffre le squadre fisiche e schierate in difesa. Una volta conseguito l’insperato vantaggio, infatti, il Rayo Vallecano si compatta ulteriormente, si appiattisce in due linee da 5 e si affida a sporadiche ripartenze orchestrate dai buoni piedi di Palazon e dalla velocità di Alvaro Garcia su tutti. Dal canto suo l’Athletic rumina un calcio fatto di possesso palla sterile non potendosi appoggiare su un centravanti strutturato che possa offrire una alternativa alla spasmodica ricerca di spazi vitali per il suo gioco. La partita scivola via con i padroni di casa che sfruttano la propria superiorità muscolare e gli ospiti che continuano a tenere il possesso del pallone non riuscendo ad andare oltre qualche conclusione da lontano. Ma si sa, al netto delle capacità tattiche e della forza fisica ciò che rende il calcio una scienza inesatta è la variabile che ne fa uno degli sport più amati al mondo: il talento. E l’Athletic club ha grande talento, sia all’interno della rosa che nelle capacità di chi la dirige. A mezz’ora dalla fine Valverde risponde alle prime avvisaglie di calo fisico nella pressione dei centrocampisti del Rayo decidendo di inserire Sancet e Unai Gómez per Guruzeta e Jauregizar svuotando formalmente l’area di rigore per aumentare l’imprevedibilità negli inserimenti e sorprendere la statica retroguardia vallecana. Al 65esimo Nico Williams, sulla fascia sinistra, dopo una serie di finte decide di rientrare sul destro e servire uno splendido cross sul secondo palo dove il neoentrato Sancet mostra le sue abilità fuori dal comune quando decide di battere a rete al volo da posizione defilata riportando la partita in parità. Da quel momento in poi il Rayo, pur non modificando il canovaccio tattico, non riesce a opporre la medesima resistenza atletica contro le trame dei leones che al 78 esimo trovano il goal della vittoria. Durante l’ennesima azione avvolgente volta alla ricerca di spazi capitan de Marcos, subentrato a Lekue, appoggia il pallone al solito Sancet che dal limite dell’area, mentre tutti si aspettano un retropassaggio o la continuazione del lungo fraseggio, di prima intenzione batte di interno destro sul palo lungo infilando l’estremo difensore Batalla. Gli ultimi minuti si caratterizzano per il prevedibile tentativo di assalto degli uomini di Pérez limitato dalla difesa biscaglina e da un paio di sicuri interventi di Agirrezabala. Il fischio finale regala all’Athletic club più dei tre punti in palio e la quarta posizione in classifica; i biancorossi tornano in terra basca consapevoli di poter risolvere le partite più complicate anche con il talento dei singoli, con la giocata fuori dal piano tattico, con il cinismo anche nel giorno dove manca la brillantezza. Insomma, con la maturità che differenzia una grande squadra rispetto a una squadra di valore. Salvatore Mario Gaias